"Nella vita non esiste la retromarcia". Intervista ad Alex Zanardi

Bolognese, dotato di un’ironia che lo contraddistingue, Alex Zanardi inizia la sua carriera da giovanissimo correndo nei kart. La svolta professionale arriva nel 1996 quando vince, per due anni di seguito, il Campionato del mondo IndyCar. Nel 2001 al Lausitzring, in Champ Car, lo schianto: Alex perde entrambe le gambe. Grazie alla sua determinazione, ritorna in pista e nel 2005 a Oschersleben, a bordo di una BMW, torna a vincere.

Alex, che ruolo ha lo sport nella tua vita? È un po’ come l’acqua, si può ingurgitare qualche altro liquido ma non si vive bene. Grazie allo sport sono diventato la migliore persona che potevo diventare. Nel momento in cui la vita mi ha imposto una prova molto difficile, affrontarla come ho fatto con le altre mie sfide sportive mi ha aiutato a rimettermi in carreggiata.

Cos’è cambiato nel quotidiano dopo l’incidente? Tecnicamente tante cose, dal lato pratico molto poco. Subito dopo l’incidente ho chiesto cosa potevo ancora fare pur avendo perso le gambe, e non mi sono fermato a riflettere su ciò che non potevo più fare. Devo dire che di cose da fare anche nelle mie condizioni ne restano in abbondanza.

E con i tuoi cari? Nella vita quotidiana mia moglie, Daniela, è sempre stata molto paziente, lei è sempre 5 minuti in anticipo io sono sempre 10 in ritardo. Adesso i miei 10 minuti diventano 20… Il rapporto con mio figlio è molto bello ed è una delle cose di cui vado più orgoglioso. Ha 10 anni e per lui sono il suo cavaliere invincibile. Il fatto che io sia senza gambe non lo vede come un punto di debolezza, ma un punto di forza.

Hai dichiarato che i portatori di handicap sono spesso arrabbiati con la vita. Qual è invece il segreto per godersela ancora di più? Se mi avessero chiesto prima dell’incidente come avrei affrontato l’handicap che mi ritrovo, avrei pensato di voler morire. Invece il pensiero non mi ha neanche sfiorato. Credo di aver avuto la fortuna di essere sempre stato un ottimista. Io coniugo ironia con impegno e determinazione, questa è la ricetta vincente per arrivare lontano, me l’ha insegnata mio padre, un idraulico che mi ha trasmesso insegnamenti preziosi.

Hai corso sia in Europa che negli Stati Uniti. Cosa importeresti dall’America e viceversa? Da noi salverei il modo di fare sport, gli americani tendono a spettacolarizzare troppo lo show. Per tutto il resto sposo in pieno il loro stile, è un Paese dove prima di tutto c’è il fair play e il rispetto per lo spettatore. In Italia spesso ci si dimentica che noi siamo attori e dobbiamo intrattenere la gente con il sorriso sulle labbra.

Quali sono state le soddisfazioni sportive dopo l’incidente? La più grande nel 2005 nel Mondiale Turismo, quando vinsi la gara di Oschersleben. Fu molto bello, nessuno se l’aspettava: un uomo senza gambe che vince in un campionato del mondo, con piloti professionisti di grandissimo livello. Dal punto di vista personale invece potrei dirne mille altre.

Una per tutte? Ricordo un giorno in cui giocai con mio figlio e mio nipote. Alla sera mio nipote andò a letto e confidò a suo papà: da grande voglio fare due cose, voglio guidare la Formula Uno e voglio essere senza gambe come lo zio.

Quando hai pensato a Bimbi In Gamba, l’associazione benefica che hai fondato e che fornisce protesi ai bambini? Era un’idea che avevo da un po’ e che sono riuscito ad avviare con Sergio Campo. Avevamo appena inaugurato una casa-accoglienza presso l’ospedale pediatrico ad Apuano. Dopo aver tagliato il nastro, siamo andati al bar a prenderci un caffè, e lui mi ha chiesto: e adesso? E adesso facciamo Bimbi in Gamba! Abbiamo quindi creato questo gruppo di lavoro assieme a tutte le persone che mi aiutano nella riabilitazione, che lavorano praticamente gratis per realizzare delle protesi destinate a bambini che altrimenti non se le potrebbero permettere.

Parliamo di vacanze. Quanto tempo all’anno dedichi a te e alla tua famiglia? Ho la fortuna di avere tanto tempo libero, e questo mi permette di fare un po’ il mammo, di andare a prendere Niccolò a scuola. E poi ho una bellissima barca con la quale vado in Croazia ogni anno.

Sei mai stato a Jesolo? A Jesolo ho vinto la mia prima gara importante di go kart nel 1985, la Coppa dei Campioni. È un luogo a cui sono molto legato, ci sono venuto spesso in vacanza con gli amici.

Sei stato ospite a Jesolo al Forum Internazionale sulla Sicurezza. Quale messaggio hai trasmesso ai giovani? I ragazzi devono capire che spesso nella vita non c’è la retromarcia. Non occorre andare forte per rischiare di morire, se andiamo a sbattere a 50Km all’ora senza rendercene conto perché stavamo digitando un sms, possiamo ugualmente perdere la vita. La guida può essere una cosa estremamente piacevole a patto che si faccia solo quello, senza usare l’auto come un ufficio.

Cosa vedi nel tuo futuro? Ho una vita piena di impegni, ma che ho scelto, quindi: avanti tutta così!

Fonte: Vivijesolo (http://www.vivijesolo.it/2009/04/02/lintervista-alex-zanardi/  20 aprile 2009)

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